REAL ESTATE. Forse gli italiani hanno (finalmente) scoperto di poter investire in immobili all’estero?

Acquisti di immobili all’estero da parte degli italiani negli ultimi due anni +11%;

42.300 unità immobiliari acquistate all’estero da parte di italiani nel 2013.

Forse gli italiani hanno veramente scoperto che si può investire in immobili senza averli a “portata di mano”…

Certamente non si può più parlare di una nicchia di mercato e, mi sono chiesto, quale sia la reale motivazione che spinge sempre più connazionali a cambiare le proprie abitudini di investimento immobiliare.

Mi sono chiesto soprattutto se sia stata una scelta…obbligata.

La prima motivazione – quella che peraltro mi rende più orgoglioso – è la maturazione del cliente: l’italiano ha iniziato a concepire l’investimento immobiliare anche quando non lo può vedere o toccare con mano “quotidianamente”.

Mi rende orgoglioso perché gran parte del nostro lavoro degli ultimi 10 anni è stato finalizzato proprio alla diffusione di questa cultura normalizzando gli acquisti oltre confine ed equiparandoli a quelli nazionali.

Se fatto con i giusti strumenti e le giuste attenzioni, l’acquisto di immobili all’estero può essere anche più tutelante.

La seconda motivazione – sicuramente la più importante – è lo specchio della situazione di insoddisfazione che da qualche anno vige nel nostro paese.

L’italiano – abituato da sempre ad investire in immobili – è veramente stanco e nauseato di fronte alla crescente tassazione ed alla schiacciante burocrazia.

Secondo la CGIA di Mestre è un vero e proprio boom di tasse sugli immobili e sulle seconde case: si registra un aumento della pressione fiscale fino al 236%, mentre sugli immobili ad uso produttivo le tasse sono raddoppiate.

A seguito dell’introduzione dell’Imu e successivamente della Tasi, tra il 2011 e il 2014 la tassazione sugli immobili diversi dall’abitazione principale ha registrato dei “veri e propri aumenti boom: + 236% sulle seconde case locate a canone concordato; +150% sulle seconde case locate a canone libero; +144% sugli uffici e gli studi privati; +140% su negozi e botteghe”. E non solo.

Gli aumenti, rileva ancora la Cgia, sono pari a +115 % sulle seconde case sfitte; +108% sui laboratori artigianali; +96% su alberghi, pensioni e capannoni commerciali; +95% su Opifici, capannoni artigianali-industriali e fabbriche.

Credo che, leggendo questi dati, ogni commento sia assolutamente superfluo e sia ben facile capire il motivo della fuga degli italiani.

Al prossimo appuntamento

Gianluca Santacatterina

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