FINANZA. Analisi economico finanziaria di Assoconsulenza

EU17: -0,1% vendite al dettaglio in febbraio, -2,1% su anno
L’Eurostat comunica che su base mensile, a febbraio le vendite al dettaglio a volume sono calate dell’1% nell’area euro (EU17) e dello 0,4 nell’EU27. A gennaio erano salite rispettivamente dell’1,1% e dello 0,9%. Su base annua, a febbraio l’indice delle vendite è sceso del 2,1% nell’EU17 e dell’1,1% nell’EU27.
Entrando nei dettagli, il comparto “alimentari, bibite e tabacco” ha registrato un aumento a volume delle vendite dello 0,6% nell’EU17 e dello 0,4% nell’EU27. Il settore non alimentare è rimasto stabile nell’area euro ed è sceso dello 0,3% nell’EU27. Tra gli Stati membri i cui dati sono già disponibili, le vendite totali sono calate in 10 Paesi e salite in 11. Su base mensile, i cali più imoprtantii sono stati registrati in Slovenia (-5%), Polonia (-2,7%) e Romania (-2,5%), mentre gli aumenti maggiori sono quelli di Malta (+4,7%), Lussemburgo (+2,2%) e Danimarca (+1,9%)
Su base tendenziale, le vendite di alimentari, bibite e tabacco sono calate dell’1% nell’eurozona e dello 0,3% nell’Eu27. Il settore “non alimentare” ha subito un calo dell’1,6% e dello 0,2% rispettivamente. Tra gli Stati membri per cui i dati sono disponibili, le vendite al dettaglio totali sono calate in 8 Paesi e aumentate in 13. I cali maggiori sono quelli di Portogallo (-9,6%), Bulgaria (-6,4%) e Spagna (-6,2%), mentre gli aumenti piu’ importanti sono quelli di Estonia (+14,8%), Lettonia (+10%) e Danimarca (+8,1%).

Il rapporto deficit/Pil scende al 3,8%
Arrivano buone notizie dall’ISTAT sul fronte di conti pubblici. Nel quarto trimestre 2011 l’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche (dati grezzi) è stato pari al 2,8% del Prodotto interno lordo (Pil), -1,4% su anno. Complessivamente, nell’anno 2011 si è registrato un rapporto tra indebitamento netto e Pil pari al 3,8%, -0,7 punti percentuali sul 2010 (4,5%).
Nel quarto trimestre 2011 il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo e pari a 10.483 milioni di euro. L’incidenza sul Pil è stata del 2,6%. Il saldo corrente (risparmio) è stato pari a -3.970 milioni di euro (era stato -1.018 milioni di euro nel corrispondente trimestre dell’anno precedente), con un’incidenza negativa sul Pil dell’1,0%. L’Istat ha spiegato che il dato sull’indebitamento delle Amministrazioni Pubbliche nel 2011, differisce da quello calcolato ai fini della Notifica dei parametri di Maastricht per il diverso trattamento delle operazioni di swap. Il dato comprensivo degli swap, diffuso a marzo scorso, collocava al 3,9% il rapporto deficit/Pil nel 2011: questo significa che i maggiori interessi legati alle operazioni sui derivati hanno inciso sul debito pubblico italiano per circa due miliardi di euro.
Nel quarto trimestre 2011 le uscite totali sono aumentate, in termini tendenziali, dello 0,2%. Le uscite correnti sono aumentate dell’1,8%, mentre quelle in conto capitale sono diminuite del 19,8%. Le entrate totali nel quarto trimestre del 2011 sono cresciute, in termini tendenziali, del 2,9%. Le entrate correnti sono aumentate dello 0,4%. Nell’anno 2011 le uscite totali sono aumentate dello 0,5%, mostrando un’incidenza sul Pil del 49,9% (50,5% nel corrispondente periodo del 2010). Nell’anno 2011, le entrate totali sono aumentate dell’1,9%, mostrando un’incidenza sul Pil del 46,1% (46,0% nel 2010).

ASSEMBLEA ANNUALE ASSORETI

NEL 2011 LA RACCOLTA NETTA DELLE RETI E’ POSITIVA PER 10,7 MILIARDI
Nonostante le difficoltà economiche e finanziarie dell’ultimo anno, le reti continuano a raccogliere nuovo risparmio. Cresce al 32,5% la quota delle reti sul patrimonio complessivamente investito in Italia in OICR aperti (Organismi d’Investimento Collettivo del Risparmio). Privilegiato l’investimento in fondi di diritto estero.
Le reti di promotori finanziari consolidano il proprio ruolo di guida nelle scelte d’investimento degli italiani e confermano la propria capacità, anche in contesti congiunturali sfavorevoli, nel sostenere la domanda sul mercato del risparmio.
In un anno caratterizzato in Italia da una forte flessione dell’investimento in OICR, gestioni patrimoniali e prodotti assicurativi, la raccolta netta delle reti, positiva per 10,7 miliardi, è derivata dalla capacità di integrare efficientemente l’offerta di prodotti e servizi di risparmio gestito (2,9 miliardi di euro) con quelli del risparmio amministrato (7,8 miliardi).
E’ quanto emerge dal resoconto dell’attività nel 2011 delle 42 imprese associate, presentata in occasione dell’assemblea annuale, tenutasi oggi a Milano, dell’ASSORETI, l’associazione delle società d’intermediazione mobiliare e delle banche che collocano prodotti finanziari, bancari e assicurativi attraverso reti di promotori finanziari.

Prevale la raccolta sui prodotti e servizi «di terzi»
Nel risparmio gestito, i prodotti e servizi di società terze (rispetto al gruppo di appartenenza della rete) hanno prevalso nell’attività di consulenza, confermando uno spiccato orientamento del settore all’assunzione di architettura aperta nei modelli distributivi.
Nel quinquennio 2007-2011, il 77% della raccolta netta in OICR ha coinvolto prodotti esterni al gruppo (19,8 miliardi) contro il 23% (5,9 miliardi) destinato a fondi propri, con un maggiore bilanciamento nell’ultimo anno.
Negli ultimi cinque anni le scelte dei risparmiatori hanno privilegiato i fondi domiciliati fuori dai confini nazionali, con una raccolta netta di 38,2 miliardi, a fronte di uscite nette dagli OICR italiani per quasi 20 miliardi. Tendenza confermata nel 2011, con investimenti netti positivi solo sugli OICR esteri tradizionali (3,3 miliardi di euro) e sui fondi di fondi (2,8 miliardi di euro).
Nel 2011, il contributo delle reti al mercato italiano degli OICR aperti è stato positivo per 3,5 miliardi; quello degli altri canali (principalmente sportelli bancari) è negativo per 36,8 miliardi. Nell’ultimo quinquennio la raccolta netta delle reti derivante da OICR è stata positiva per 18,8 miliardi contro il deflusso di risorse per 243,2 miliardi degli altri canali distributivi.

Il patrimonio in OICR raggiunge il 32,5% del mercato
Il patrimonio complessivo di pertinenza delle reti ammonta a 231,2 miliardi, in flessione rispetto al 2010 (235,5 miliardi) per effetto delle performance negative attribuibili alla crisi dei principali mercati finanziari, ma superiore ai volumi di fine 2009 (229,8 miliardi).
La maggiore capacità delle reti nel sostenere la domanda di OICR ha determinato l’aumento della propria quota di mercato. Al 31 dicembre, il valore delle posizioni in fondi comuni d’investimento aperti e Sicav, riconducibili alle reti, era pari 136 miliardi, corrispondenti al 32,5% (rispetto al 31,2% nel 2010) del patrimonio complessivo investito in OICR in Italia (419 miliardi).
Il ruolo delle reti cresce anche nel più ampio mercato del risparmio gestito (comprensivo di gestioni inpiduali, prodotti assicurativi vita e prodotti previdenziali ), con una quota pari al 15,9% del patrimonio complessivo (circa 1.000 miliardi), rispetto al 14,6% del 2007.

Stabile il portafoglio per promotore finanziario
Il consolidamento del settore è proseguito anche nel 2011 portando a 169 il numero medio dei clienti primi intestatari di contratti per promotore finanziario (contro i 164 del 2010) e a 11,1 milioni il portafoglio medio (stabile rispetto agli 11 milioni del 2010 ma in aumento di 2,6 milioni rispetto agli 8,5 del 2007).

ORGANI SOCIALI BIENNIO 2012-2014
Nel corso dell’odierna Assemblea ordinaria dell’Assoreti sono stati rinnovati, tra l’altro, gli Organi sociali per il biennio 2012-2014. Presidente dell’Associazione è stato confermato Antonio Spallanzani; Vice Presidenti sono Matteo Colafrancesco (Banca Fideuram) ed Ennio Doris (Banca Mediolanum). Gli altri membri eletti in seno al Comitato Direttivo sono Ettore Betti (Sanpaolo Invest Sim), Giacomo Campora (Allianz Bank Financial Advisors), Cesare Colombi (UBI Banca Private Investment), Lucio De Rocco (Banca IPIBI Financial Advisory – Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni – Veneto Banca), Armando Escalona (Finanza & Futuro Banca), Alessandro Foti (FinecoBank), Aldo Messa (Azimut Consulenza Sim – AZ Investimenti Sim – Apogeo Consulting Sim), Piermario Motta (Banca Generali), Nicola Onorati (Banca Monte dei Paschi di Siena), Ferdinando Rebecchi (Banca Euromobiliare – Credito Emiliano). Per il Collegio dei Revisori sono stati eletti Massimo Luviè (Banca Reale), in qualità di Presidente; Lucio di Gaetano (Banca Network Investimenti) e Leonardo Leuci (Banca Patrimoni Sella & C.), in qualità di membri effettivi; Marcella Di Diodoro (Unipol Banca) e Peter Mayr (Alto Adige Banca), in qualità di membri supplenti.
Inoltre, sono stati confermati membri del Giurì d’Onore, il Prof. Avv. Guido Alpa, il Prof. Avv. Carlo Angelici, il Prof. Avv. Filippo Annunziata, il Prof. Avv. Diego Corapi, il Prof. Avv. Renzo Costi, il Dott. Roberto Cusmai, l’Avv. Andrea Galante, il Prof. Avv. Giovanni Iudica, il Prof. Avv. Raffaele Lener, il Prof. Avv. Piergaetano Marchetti, il Prof. Marco Onado, l’Avv. Renzo Ristuccia.

SCENARIO MACROECONOMICO

La Bce  ancora  una  volta non  discute  sui  tassi  e  lascia  inalterato  il  costo  del  denaro  all’1%. Draghi  conferma  che  l’attuale  outlook  è influenzato da  rischi al  ribasso sulla crescita, mentre  l’inflazione  rimane sottocontrollo e

ancorata nel medio  termine, ma non  tornerà al di sotto  del  2%  prima  dell’inizio  del  2013  a  causa  delle  persistenti  tensioni  sui  prezzi  delle  commodity;  il  credito  al  settore  privato  resta frenato. Qualsiasi  exit  strategy,  data  la  debole  condizione  dell’economia  in  Area  Euro  risulta  pertanto,  secondo  il  presidente  della  Bce, prematura.  Dopo  la  seconda  operazione  LTRO  a  3Y,  i  cui  effetti  dovranno  essere  ancora  adeguatamente  analizzati,  il  necessario  afflusso  di liquidità  al  sistema  appare  assicurato,  pertanto  spetta  adesso  ai Governi  e  agli  altri  attori,  banche  comprese,  andare  avanti  con  le riforme strutturali ed il rigore sui bilanci.

– Negli USA  si  consolida  la  ripresa economica  (confermato al 3%  t/t annualizzato  il Pil nel  IV Q) anche  se ad un  ritmo definito dalla Fed “moderato”.  I dati produttivi di  febbraio confortano,  il mercato  immobiliare  recupera, con  le compravendite che  iniziano a beneficiare del crollo dei  prezzi degli  edifici,  le  tensioni occupazionali  cominciano,  seppur  lentamente, a  ricomporsi e  l’inflazione  si mantiene  stabile. Ferve  inoltre  il  dibattito  su  un  nuovo  possibile  piano  di  allentamento  quantitativo:  Bernanke  si  dichiara  pronto  ad  intervenire  per  sostenere l’economia e soprattutto un mercato del lavoro in cui la disoccupazione si attesta comunque all’8,3%; ma la recente pubblicazione delle minute  del  FOMC  sembra  allontanare  tale  eventualità  a meno  di  nuove  ricadute  della  crescita.  I  prossimi mesi  saranno  decisivi  per  capire l’entità del recupero statunitense e le possibili indicazioni della Fed.

– In Area  euro,  la  prima  flessione  congiunturale  della  crescita  dal  2009  (-0,3%  t/t  nel  IV  trim.  2011)  apre  le  porte  di una mild  recession, complice  la  frenata  della  locomotiva  tedesca  (in Germania  il  Pmi manifatturiero  a marzo  torna  sotto  i  50  punti)  e  le  difficoltà  dei periferici.  Consumi  stagnanti  e  disoccupazione  al  10,8%  contribuiscono  a  delineare  il  quadro,  mentre  l’inflazione  decelera  lentamente portandosi al 2,6% a/a a marzo. Ma il principale fattore d’incertezza rimane la crisi del debito: il nuovo piano di salvataggio di Atene ed il potenziamento ad €800Mld del complesso di firewall anti crisi non hanno rassicurato definitivamente i mercati che tornano a temere possibili effetti contagio all’interno dell’Unione e si concentrano in particolare sulla tenuta dei conti pubblici spagnoli (negativo l’esito dell’ultimo collocamento  di  titoli  iberici).  Le  possibilità  di  ripresa  economica,  di  cui  si  intravedono  i  segnali,  dipenderanno  inevitabilmente  dall’efficace contenimento della crisi.

– L’Italia  affronta  una  recessione  (-0,4%  a/a  il  Pil  nel  IV  trimestre)  che  potrebbe  persistere  per  l’intero  2012,  secondo  il Ministro  dello Sviluppo Economico. La pesante  flessione a gennaio di produzione, ordini e  fatturato e  la difficile situazione del mercato dell’auto, evidenziano  la contrazione  in  atto;  tuttavia  gli  indicatori  anticipatori  di  marzo,  in  lieve  recupero,  lasciano  ipotizzare  un  possibile  superamento  della  fase recessiva  più  acuta  a  partire  dal  II  trimestre  dell’anno.  Molto  dipenderà  dalla  probabile  riforma  di  un  mercato  del  lavoro,  dove  la disoccupazione  tocca  nuovi  record  ed  un giovane  su  tre  non  ha  un’occupazione. Un’inflazione ancora elevata e  che potrebbe  continuare  a mordere  nei  prossimi  mesi  in  scia  al  trend  al  rialzo  delle  sottocomponenti  relative  ai  trasporti  e  all’abitazione,  oltre  a  consumi stagnanti contribuiscono ad alimentare l’incertezza. In un clima di acceso dibattito tra le forze politiche e di agitazione delle parti sociali, il Governo è impegnato a rilanciare la crescita e fugare le perplessità dei mercati che tornano a mostrare segnali di nervosismo: lo spread italiano si riporta infatti sopra i 350 punti.

– Come ampiamente previsto dagli analisti, il consiglio direttivo ha lasciato invariato il tasso di riferimento all’1%, senza discutere nell’odierna riunione del board, alcun intervento sul costo del denaro. In conferenza stampa, Draghi ha confermato che notevoli downside risk per la crescita prevalgono per lo scenario futuro, a causa soprattutto  delle  persistenti  tensioni  sul mercato  del  debito  europeo  e  possibili  nuovi  rialzi  dei  prezzi delle commodity;  l’attività economica sembra essersi stabilizzata su  livelli bassi nei primi mesi dell’anno, ed una ripresa è attesa nel corso del 2012, ma ad un ritmo molto graduale. A causa del recente rialzo del prezzo del petrolio e delle imposte indirette l’inflazione è prevista rimanere al di sopra del 2% nel corso dell’anno per poi  tornare  in prossimità ma  sotto  il 2% nel 2013. Comunque  in uno  scenario di  crescita modesta  le aspettative d’inflazione  nel  medio  termine  rimangono  ben  ancorate  e  le  pressioni  sui  prezzi  limitate.  L’ipotesi  di  tassi  di riferimento  fissi  all’1%  per  l’intero  2012,  risulta  quindi  più  che  plausibile.  L’espansione  monetaria continua ad essere moderata, nonostante segnali di recupero nei primi mesi dell’anno.

– Sollecitato sull’efficacia delle recenti operazioni LTRO a tre anni, Draghi ha sottolineato come il pieno effetto dei recenti finanziamenti straordinari condotti dalla Bce non possa ancora essere valutato, ma che comunque le operazioni hanno garantito la necessaria liquidità al sistema. Il numero uno dell’Eurotower, ha comunque precisato che tutte le misure non convenzionali sono temporanee e che adesso spetta ai Governi e agli altri attori, banche comprese, andare avanti con le riforme strutturali ed il rigore sui bilanci; in tale ottica Draghi legge il parziale  insuccesso dell’ultimo collocamento di bond spagnoli, come un segnale dell’elevata attenzione dei mercati ai “fondamentali”.

– Sollecitato sulla tematica di un eventuale exit strategy, dopo le recenti pressioni della Germania che chiede alla BCE di affrontare in tempi brevi un piano di rientro dalle misure straordinarie di liquidità, Draghi ha sottolineato come ogni discussione in materia sia prematura.

– La Bank of England dovrebbe confermare il proprio piano di allentamento quantitativo a £325Mld, ed  il costo del denaro al 0,5%.

Cosa scontano i mercati sulle prossime mosse di FED e BCE

– Dopo  l’intervento  odierno  di Draghi  le  attese  sui  tassi  impliciti  dei  contratti  euribor  rimangono  sostanzialmente  invariate rispetto ad un mese fa. Il mercato sconta tassi euribor al di sotto dell’1% nel prossimo biennio, ipotesi che dovrebbe realizzarsi  semplicemente  per  effetto  delle  recenti manovre  straordinarie  di  rifinanziamento  a  tre  anni;  data  la debolezza della ripresa economica in area Euro, rialzi del costo del denaro sembrano alquanto improbabili nel breve –medio periodo.

– Poco mossa anche la curva dei tassi Libor Usa, lungo tutte le scadenze fino al 2013. Il recente consolidamento della crescita statunitense spinge tuttavia i mercati a considerare un possibile anticipo dell’inizio dell’exit strategy da parte della Fed, con la curva in rialzo a partire dal 2014, sebbene Bernanke abbia preannunciato tassi fermi almeno fino a tutto il 2014.

Usa

– In USA continuano  i segnali di ripresa, con  il Pil che nel 4Q è confermato al 3%  t/t annualizzato, dall’1,8% del  trim. precedente. La Fed appare moderatamente confident sulla  tenuta dell’economia domestica,  con  una  crescita  che  viene  vista  “moderata”  ed  una  disoccupazione  in  lento ma  graduale rallentamento. I dati produttivi di febbraio confermano il consolidamento con gli ordini di fabbrica e quelli di beni durevoli in progresso rispettivamente del 9% e del 17,7% a/a; anche la produzione, seppur al palo  su  base  congiunturale,  avanza  del  4%  a/a.  La  pubblicazione  delle  minute  del  FOMC  stempera  le aspettative di un nuovo imminente piano di allentamento quantitativo, alimentate dalle recenti dichiarazioni di Bernanke. Per la Fed “un nuovo QE sarebbe auspicabile solo in caso di ricadute della crescita o eccessivo raffreddamento dei prezzi” ma il Chairman sottolinea la possibilità di repentini interventi dell’Autorità se necessario. L’andamento contrastato dei leading indicators di marzo (Pmi Chicago, Fed Dallas in calo; Ism manifatturiero,  Philadelphia  Fed,  Manifattura  New  York  in  rialzo)  prefigura  difatti  ancora  incertezza. Tenuta del mercato del lavoro, redditività delle banche, evoluzione possibile della crisi del debito in Europa e gestione dell’elevato  indebitamento  federale,  rimangono  fattori con cui dovrà confrontarsi  la crescita. Nelle primarie repubblicane Romney sembra prevalere su Santorum nella sfida ad Obama per le presidenziali.

– Recuperano le vendite al dettaglio che a febbraio avanzano dell’1,1% m/m (+6,5% a/a); in calo la fiducia dei consumatori di marzo, mentre quella rilevata dall’Università del Michigan migliora nello stesso mese. A febbraio, balzo della spesa personale (+0,8% m/m da 0,4%), mentre risulta più modesto il progresso del reddito personale (0,2% m/m come a gennaio).

– Sul mercato  immobiliare a  febbraio si conferma  il trend di recupero  in atto: avanzano  infatti  le vendite di case nuove (+11,4% a/a) quelle di case esistenti  (+8,8%a/a)  e  di  case  in  corso  (+13,9%  a/a);  balzano  i  permessi  edilizi  (+33,9%  a/a).  Il  crollo  dei  prezzi  degli  immobili  (a  gennaio  l’indice S&P/Case-Shiller Composite-20 perde il 3,78% a/a) sembra impattare positivamente sul comparto; tuttavia flette la spesa edilizia (-1,1 m/m a febbraio).

-Segnali di miglioramento anche dal mercato del lavoro, con i nuovi sussidi settimanali (359mila unità) ancora in diminuzione e il tasso di disoccupazione atteso stabile all’8,3% anche a marzo; nello stesso mese decelerano meno delle attese il numero di occupati rilevati dall’ADP. A febbraio, stabile al 2,9% a/a l’inflazione, mentre continuano a rallentare i prezzi alla produzione (3,3% a/a da 4,1%).

Area Euro

– La prima  flessione congiunturale dal 2009 del Pil dell’Area Euro (-0,3%  t/t nel 4Q) evidenzia  la delicata situazione economica europea alla prese con una mild recession. Al livello produttivo a gennaio sia la produzione che gli ordini industriali mostrano decise flessioni (-1,2% a/a e -3,3% a/a rispettivamente). Preoccupa  la  frenata della Germania, evidenziata dal pesante calo degli  ordini  (-6,1%  a  febbraio),  dalla  caduta  sotto  quota  50  punti  del  Pmi manifatturiero domestico e dal raffreddamento dell’export tedesco, assieme alla recessione sperimentata dai paesi periferici. Contrastati i leading indicators di marzo: se da un lato i Pmi continuano a segnalare contrazione, dall’altro lo Zew e l’Ifo tedesco (saliti rispettivamente a 11 e 109,8 punti) prefigurano un possibile recupero produttivo. Ma il principale  fattore di  incertezza rimane  la crisi  del  debito:  il nuovo  piano  di  salvataggio  da  €130Mld  accordato  ad Atene  una  volta raggiunto  l’accordo  di  swap  sul  debito  ellenico  (l’adesione  non  è  stata  comunque  totalitaria  e  si tratta  ancora  con  i  non  aderenti)  e  l’intesa  raggiunta  al  recente  Ecofin  sul  potenziamento della  rete di  firewall anticrisi  (Esm + EFSF + prestiti bilaterali + Efsm,  il primo piano di aiuti attivato  dall’UE)  ad  800Mld  di  euro  (meno  dei  €1000Mld  caldeggiati  dall’Ocse),  hanno  solo parzialmente alleggerito  le  tensioni. Preoccupa  la salute dei conti pubblici spagnoli:  il debito pubblico  di  Madrid  salirà  nel  2012  dal  68,5%  al  79,9%  del  Pil  ed  il  Governo  ha  recentemente annunciato  una  manovra  restrittiva  da  €27Mld  per  raggiungere  gli  obiettivi  di  bilancio  stabiliti.
Intanto Moody’s conferma ad A3 con outlook negativo  il rating della Spagna, Fitch ritiene ancora  effettivo  il  rischio  di  default  ellenico  disordinato  ed  alcuni  operatori  ipotizzano  la necessità di nuovi aiuti per Grecia, Portogallo e Irlanda. I differenziali di rendimento tra i titoli decennali dei periferici ed il bund tedesco hanno così reagito, tornando nuovamente ad allargarsi sui timori di contagio. La situazione di particolare  incertezza  in Area euro si riflette anche sulle economie  limitrofe  con  Fitch  che  rivede  da  stabile  a  negativo  l’outlook  dell’Inghilterra fissando al 50% la probabilità di una perdita della AAA entro 2 anni. Nessun passo avanti inoltre a livello comunitario circa l’introduzione della Tobin tax sulle transazioni finanziarie.

– A  febbraio  le vendite  continuano ad arretrare  (-2,1% a/a da  -1,1%); prosegue  tuttavia  il lento recupero della fiducia dei consumatori (a -19,1 punti a marzo dai -20,3 precedenti).

– Inflazione  in  decelerazione  al  2,6%  a/a  a marzo,  con  gli  analisti  che  si  attendevano  un raffreddamento  più  marcato;  l’IPCA  tedesco  sembra  avviarsi  verso  il  target  del  2%,  mentre rimangono forti tensioni sui prezzi in Italia. Rallenta a febbraio il PPI (al 3,6% a/a dal 3,8%).

– Persistenti  tensioni sul mercato del  lavoro,  con  la disoccupazione che sale al 10,8% a febbraio (dal 10,7% precedente). Sempre a  febbraio cresce  la massa monetaria M3 (2,8% a/a da 2,5%). In deficit la bilancia commerciale a gennaio (€7,6Mld).

Italia

– L’Italia  registra  nel  IV  trimestre  del  2011  una  contrazione  del  Pil  dello  0,4%  a/a  dal  +0,4%  precedente,  con  contributo  negativo  di  tutte  le componenti  salvo  quello  della  domanda  estera  netta.  La  crescita  si  ferma  così,  secondo  Istat,  allo  0,5%  nel  2011, mentre  il Ministro  dello Sviluppo  economico  Corrado  Passera  lancia  l’allarme  per  una  recessione  che  durerà  per  l’intero  2012.  L’Agenzia  Fitch  stima  una  contrazione dell’1,6% per il Pil italiano nel 2012, mentre l’Ocse prevede una flessione dell’1,6% t/t annualizzato nel Q1 e dello 0,1% nel Q2. Confermano la tendenza in atto i dati produttivi di gennaio: si registrano pesanti cali tendenziali sia per la produzione (-5% a/a per la wda) sia per gli ordini industriali  (-5,6%)  che  per  il  fatturato  (-4,4%).  Sempre  critica  la  situazione  del  mercato  dell’auto  (-26,7%  a  marzo).  Tuttavia  gli  indicatori anticipatori di marzo indicano un lieve recupero, lasciando ipotizzare un possibile superamento della fase recessiva più acuta: il PMI manifatturiero sale  infatti  a  47,9  p.  (ancora  lontano  dalla  soglia  dei  50  punti)  e  la  fiducia  delle  imprese  avanza  a  92,1  punti;  in  particolare  le  attese  sulla produzione avanzano nel Centro  Italia e nel Nord Est, mentre  rimangono  invariate nelle  altre  aree. Nel  frattempo, mentre  è  in  approvazione  il decreto sulle semplificazioni, si discute sulla riforma del mercato del lavoro annunciata da Monti, che sembra poter riscuotere l’appoggio delle forze politiche. L’accesa discussione sull’azione di Governo ed il dibattito sociale assieme ai rinnovati timori per la crisi del debito, hanno riportato lo spread Btp10Y-Bund  nuovamente  sopra  i  350  pb.  S&P’s  ricorda  che  l’Italia  può  rappresentare  il maggior  fattore  di  rischio  per  l’Eurozona,  e  desta preoccupazione un documento  riservato  rivelato dal Financial Times secondo cui gli obiettivi di bilancio sin qui  raggiunti dal Bel Paese potrebbero non essere sufficienti, rendendo necessarie nuove manovre correttive; l’Esecutivo ha seccamente smentito ulteriori interventi.

– Ancora negative  le  vendite al dettaglio,  che  tuttavia  registrano un  calo più  contenuto  rispetto al passato  (-0,8% a/a a gennaio da  -3,7%);  in recupero anche la fiducia dei consumatori a marzo (a 96,8 punti), ma ipotizzare un’inversione di tendenza dei consumi appare ancora azzardato.

– A marzo l’inflazione (Nic+tabacco), nella versione preliminare, si conferma stabile al 3,3% a/a; per quanto riguarda i prezzi dei carburanti la soglia psicologica dei 2 euro al litro sulla benzina verde si avvicina. In rialzo l’IPCA che sale al 3,8% a/a dal 3,4% precedente. A febbraio decelerano invece i prezzi alla produzione (3,2% a/a dal 3,5%).

– Tensioni crescenti sul mercato del lavoro: a febbraio nuovo record per la disoccupazione che sale al 9,3%, con quella giovanile al 31,9%.

L’inflazione italiana

– Si mantiene elevata  l’inflazione  italiana. A marzo  il dato preliminare ha  registrato un  tendenziale  in deciso aumento al 3,8% secondo  l’indice  IPCA armonizzato al  livello europeo. Da un’analisi delle sottocomponenti emerge che  le pressioni principali sui prezzi negli ultimi mesi sono giunte principalmente dalle sottocomponenti relative ai trasporti e all’abitazione che insieme pesano per il  25%  del  paniere.  Entrambe  le  voci mostrano  un  trend  al  rialzo  pressoché  ininterrotto  dal  giugno  2011,  con  un’accelerazione  più marcata nella parte  finale dell’anno a seguito degli aggiustamenti conseguenti all’aumento dell’Iva. Gli aumenti dei prezzi delle benzine e delle tariffe di luce e gas si sono tradotte in incrementi medi di entrambe le sottocomponenti superiori al 7% su base tendenziale nel primo trimestre del 2012. Analizzando la serie storica, incrementi simili si erano realizzati nel 2008 quando, prima dell’arrivo della crisi
mondiale, le materie prime avevano raggiunto prezzi record, con il petrolio (WTI) che aveva forato i 140 $ al barile.

– Dato  l’attuale  livello  del  prezzo  del  greggio  (WTI  a  103  $/b)  non  escludiamo  la  possibilità  di  ulteriori  rialzi  dei  prezzi  dei carburanti.  Le  commodities,  infatti,  potrebbero  risentire  nei  prossimi  mesi  dell’elevata  liquidità  messa  in  circolazione  dalle  politiche monetarie espansiva adottate sia dalla Fed e dalla Bce. L’Autorità per l’energia elettrica ed il gas ha inoltre aggiornato a partire dal mese  di  aprile  i  prezzi  di  energia  elettrica  (+5,8%)  e  gas  (+1,8%)  per  le  famiglie  e  piccole  imprese.  Le  parole  del  viceministro all’Economia Grilli hanno inoltre confermato il rialzo dell’IVA al 23% da inizio ottobre.

– La corsa dei prezzi quindi potrebbe non essere finita. Sicuramente a causa di un effetto confronto particolarmente positivo, nei prossimi mesi si dovrebbe assistere ad un rallentamento dell’inflazione  (a marzo  tale effetto è stato parzialmente compensato dall’aumento dei prezzi delle sigarette), ma non ci attendiamo per il 2012 un’inflazione media troppo distante dal 3% annuo.