NATALE NELLE MARCHE > Piatti tipici da portare in tavola, borghi e ciaspolate

 

 

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NATALE NELLE MARCHE

PIATTI TIPICI DA PORTARE IN TAVOLA,

BORGHI E CIASPOLATE

 

In questo inverno così strano e particolare, in cui dobbiamo e dovremo rinunciare a molte delle cose a cui siamo stati abituati, è ancora possibile pensare al Natale come a un momento magico e felice.

Siete dunque in cerca di idee per trascorrere le festività natalizie in luoghi magnifici, ma in completa sicurezza?

La Regione Marche offre una miriade di borghi, tra i più belli d’Italia, da ammirare con una semplice passeggiata, e altrettanti itinerari nella natura più isolata da percorrere, perché no, ciaspolando. E se l’emergenza sanitaria in atto ci dovesse costringere in casa, non c’è da allarmarsi. Si possono sempre “gustare” la specialità regionali a casa propria riproponendo un menù tipico marchigiano.

Siete pronti a immergervi nelle tradizioni culinarie delle Marche? Ecco di seguito i piatti tipici da portare in tavola durante le feste di Natale.

 
Falerone, Ph. Enrico Pighetti
Le Marche in tavola

La Vigilia

Il 24 dicembre, come da tradizione, è giorno “di magro”. Sulla tavola non potranno quindi mancare i Maccheroncini di Campofilone. Sembrerà strano dirlo, ma qui la vera prelibatezza è proprio la pasta: tipicamente marchigiani, – insigniti della denominazione di indicazione geografica protetta IGP e quindi prodotti solo a Campofilone – i maccheroncini si presentano come spaghettini finissimi, lunghi fino a 60 cm e fatti solo con farina di grano duro e uova. Sono talmente fini che spesso non vengono nemmeno lessati, ma cotti direttamente nel condimento, e talmente buoni da essere gustosi anche con un semplice sugo di pomodoro.

 
I maccheroncini di Campofilone – Ph Maurizio Paradisi
Per gli estimatori del pesce, poi, non bisogna dimenticare che la Regione Marche è la patria del Brodetto. Nato come piatto povero destinato al riutilizzo degli scarti del pescato, il brodetto si è poi sviluppato in diverse varianti, basti pensare che quasi ogni città sulla costa ne custodisce una propria ricetta segreta. Ma di qualsiasi brodetto si parli, Anconetano, Fanese, Recanatese, Sangiorgese o Sanbenedettese, l’avvertimento è sempre lo stesso: la zuppa non deve mai risultare troppo asciutta, ma anzi deve essere tanto succulenta da poter intingere fette di pane abbrustolito in abbondanza. Arriviamo infine al piatto principe della Vigilia, la prelibatezza simbolo del capoluogo di regione Ancona: lo Stoccafisso all’anconitana. Si tratta di un piatto a tal punto radicato nella tradizione culinaria marchigiana che, per tutelarne la ricetta, è nata l’Accademia dello Stoccafisso.
 
Stoccafisso all’Anconitana, Ph. Accademia dello stoccafisso
Il pranzo di Natale

Ed eccoci al pranzo del 25 dicembre con una carrellata di antipasti, primi, secondi e dolci che permetteranno di gustare appieno le tradizioni delle Marche. Si parte con le Coppe maritate: si tratta di un piatto semplicissimo, ma davvero gustoso, composto da semplici fette di pane passate nell’uovo e poi fritte. Si possono mangiare calde o fredde, da sole o accompagnate a formaggi e salumi. Non possono mancare le Olive all’ascolana: un involucro croccante e un ripieno saporito di carne contraddistinguono questa prelibata ricetta che si tramanda di generazione in generazione nella provincia di Ascoli Piceno. Qui sotto la ricetta:

 
Olive all’ascolana
Ingredienti

500 grammi di Oliva Tenera Ascolana denocciolata, 400 grammi di carne magra di maiale, 300 grammi di carne magra di vitellone, 200 grammi di carne di pollo o tacchino, 150 grammi di parmigiano reggiano grattugiato di almeno 24 mesi di stagionatura, 4 uova intere, noce moscata, buccia grattugiata di limone non trattato, farina, pane grattugiato, mezza cipolla, 1 carota, 1 gamba di sedano, vino bianco tipo “Falerio dei Colli Ascolani”

Preparazione

Tagliare a piccoli dadi la carne e farla rosolare in un capiente tegame con carote, sedano e cipolla. Sfumare con il vino e farla cuocere per almeno 50 minuti. A cottura ultimata, lasciare raffreddare e macinare il tutto. Aggiungere il parmigiano, la noce moscata e la buccia grattugiata del limone. Amalgamare il tutto con le uova e riempire con il composto le olive denocciolate facendo si che l’oliva assuma una forma simile alla oliva originaria. Lasciare riposare per alcune ore le olive in frigo. Impanare con farina, uovo e pane grattugiato e friggere in abbondante olio d’oliva o di semi di arachide. Servire calde accompagnate dai cremini.

 

Poi, passando ai primi, i Vincisgrassi, una speciale pasta al forno (guai a chiamarla lasagna!) composta di vari strati di sfoglie di pasta all’uovo, condita con un ragù di carne mista, arricchito di frattaglie. Alcuni aggiungono la besciamella, altri preparano una pasta fresca aromatizzata con marsala o vino cotto, altri ancora aggiungono le creste di gallo.

E ancora, non possono mancare in tavola i Cappelletti, un piatto davvero tipico del Natale marchigiano da gustare in brodo. Qui sotto la ricetta e, la preparazione è rigorosa: come da tradizione inizia una settimana prima e ogni componente della famiglia deve dare il suo contributo!

 
Cappelletti in brodo, Ph. Giorgia Barchi
Ingredienti:

Per la sfoglia: 600 g di farina, 6 uova

Per il ripieno: 400 g di macinato di filetto di maiale (o di manzo), 150 g di petto di pollo, 100 g di mortadella, una piccola salsiccia, 100 g di parmigiano, sale q.b., pepe q.b., noce moscata q.b., burro q.b.

Preparazione

Cuocere il petto di pollo in padella con una noce di burro; tritare il petto di pollo cotto, la mortadella e la salsiccia; aggiungere il macinato di filetto di maiale, il parmigiano, sale, pepe e noce moscata, e amalgamare tutti gli ingredienti per il ripieno; dopo aver preparato il ripieno, impastare gli ingredienti per la sfoglia: disporre la farina a fontana e al centro metterci le uova; aggiungere un po’ d’acqua, se è necessario per rendere la pasta più elastica, e lavorarla finché diventa liscia; stendere la sfoglia sottile; tagliare la sfoglia in dischetti; farcire i dischetti con il ripieno di carne macinata; chiudere i cappelletti, ripiegando il dischetto di sfoglia su se stesso e unendo le due estremità.

 

Per il secondo, da menzionare il coniglio in salmì, una ricetta originale a base di coniglio, tonno e peperoni che vi stupirà di certo. Ecco come prepararla:

 
Coniglio in Salmì, Ph. Sonia Darini
Ingredienti:

1 coniglio a pezzi di circa 1,2 kg di peso 3 cucchiai d’olio extra vergine di oliva 120 grammi di tonno sgocciolato, 2 filetti di alici sott’olio, 2 spicchi d’aglio senza camicia, 2 filetti di peperoni in agrodolce gialli e 2 rossi peperoncino a piacere, 1 cucchiaiata di capperi sciacquati dal sale, una manciata di prezzemolo, 100 grammi di oliva tenera ascolana 

Preparazione

Cuocere il coniglio a pezzi. Lo mettiamo in una larga casseruola con l’olio e 2 spicchi d’aglio schiacciati. Dopo circa 10 minuti di cottura versare un bicchiere di vino bianco tipo “Falerio” e far sfumare. Aggiustare di sale e peperoncino e proseguire la cottura a tegame coperto molto lentamente fino a rosolatura uniforme. Tritare nel tagliere tonno, alici, aglio capperi, prezzemolo, olive, peperoni. Versare e scaldare il preparato in poco olio d’oliva e aggiungerlo al coniglio cotto facendo insaporire per circa 5 minuti a fuoco acceso. 

 

Arriviamo al “dulcis in fundo”. Qui c’è davvero da sbizzarrirsi: si possono preparare i Cavallucci di Apiro, dolci di origine contadina a base di sapa, il mosto cotto; il Frustingo, il dolce tipico marchigiano del Natale a base di frutta secca, uvetta e fichi; Lu serpe, tipico in particolare di Falerone, tanto che si dice che la sua ricetta sia stata inventata nel monastero di questo piccolo paese nel fermano. Prende la forma di un serpente di pasta frolla con un ripieno di mandorle e amaretti aromatizzato alla cannella. Infine, il Dolce 3-6-9, tipico della tradizione di Offida, il cui nome curioso deriva dalle dosi che vengono utilizzate per realizzarlo. Necessita di pochi e semplici ingredienti (latte, cacao, farina, zucchero e buccia di limone) ed è molto facile da preparare.

 
Cavallucci, Ph. Giorgia Barchi
Passeggiando per i borghi

Non esiste niente di più suggestivo che passeggiare tra la storia e l’arte dei meravigliosi borghi marchigiani, godendosi l’atmosfera natalizia di questi splendidi luoghi. Ecco un excursus provincia per provincia.

 

Pesaro – Urbino

Fano, candidata a città della cultura 2022, stupisce con il suo Arco d’Augusto, la porta di accesso alla città romana voluta dall’Imperatore Augusto nel 9 d.C.. Dall’alto dei giardini del Pincio, attentamente recuperati, è possibile ammirarlo in tutto il suo splendore. Lì vicino le Mura Augustee, anch’esse realizzate nell’ambito dell’importate progetto di monumentalizzazione della città di epoca augustea, che oggi si conservano per circa due terzi del percorso originario. Poi Urbino, la città di Raffaello, con il suo centro storico patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1998. Si può visitare il magnifico Palazzo Ducale, uno dei più interessanti esempi architettonici ed artistici dell’intero Rinascimento italiano, e anche la Fortezza Albornoz, un imponente edificio realizzato nella seconda metà del XIV secolo, il punto più panoramico della città, da cui ammirare tutta la città adagiata sulle sinuose colline marchigiane. Il tour artistico può proseguire a Urbania, dove visitare il Palazzo ducale e il Barco, residenza estiva dei duchi, con la misteriosa chiesa dei morti e fare shopping di ceramiche d’arte. 

 
Urbino
Ancona

Assolutamente da esplorare Corinaldo, con le sue viuzze, la cinta muraria e la Piaggia, una magnifica scalinata di 109 gradini che si staglia nel mezzo delle abitazioni e che a metà presenta il “pozzo della polenta”. Poi Arcevia e i suoi nove castelli, un tempo teatro di scontri e combattimenti, oggi paradiso di pace e tranquillità, tra cui Loretello, con i camminamenti lungo le mura esterne, le due torri e la porta che un tempo era dotata di ponte levatoio. E ancora Osimo, città dalla storia millenaria, cinta da potenti mura romane risalenti al 174 a.C.. Dalla la Piazza del Comune, cuore del centro storico, salendo la via dell’Antica Rocca, si arriva al punto più alto della città, la sommità del Gòmero dove appare la splendida Cattedrale di San Leopardo e Santa Tecla, uno degli esempi più belli di architettura romanico-gotica delle Marche. Dal corso centrale si dipanano poi i vicoli dove perdersi fino a raggiungere il parco cittadino: i Giardini di Piazza Nuova dove si ammira un panorama mozzafiato sui Monti Sibillini e le dolci colline verdi, fino al mare azzurro della Riviera del Conero.

 
Corinaldo, Ph. Sergio Ramazzotti
Macerata

A Montecassino si può raggiungere il centro storico, racchiuso in potenti cinta murarie, accedendo attraverso due porte, Porta di San Giovanni, l’antico ingresso, o Porta Diaz. In Piazza Unità d’Italia si affacciano meravigliosi edifici di architettura civile e religiosa come il Palazzo dei Priori, il Palazzo Compagnucci, sede della pinacoteca civica ed il monumentale complesso dell’ex Convento degli Agostiniani (ora sede municipale), con l’annessa Chiesa dei SS. Marco, Agostino, e Madonna del buon Consiglio. E ancora Sarnano, che conserva la struttura medievale di “castrum”, ovvero un impianto fortificato che si snoda in cerchi concentrici dalla Piazza Alta. Imperdibile una visita alla Pinacoteca con capolavori di Simone De Magistris, Vittore Crivelli e tanti altri.

 

 

Sarnano
Fermo

Nel capoluogo culla del Rinascimento è d’obbligo un tour del centro storico da Piazza del Popolo – sulla quale si affacciano il Palazzo dei Priori e la Pinacoteca, che custodisce la Natività di Rubens e la Sala del Mappamondo – si sale fino al Colle Grifalco, dove si può ammirare il Duomo, fondato su un antico tempio pagano di cui sono ancora visibili alcune tracce nella facciata. E poi si riscende per visitare le Cisterne Romane. Addentrandosi nell’entroterra Montefortino, uno dei più importanti e antichi borghi dei Monti Sibillini, è una vera e propria cartolina dove ogni angolo e scorcio è una scoperta continua di storia e di fascino. Immancabile una visita al vicino Santuario della Madonna dell’Ambro, il più antico della regione delle Marche e a La Roccaccia, un’antica torre medievale di avvistamento ricca di storie e leggende.

 
Montefortino
Ascoli Piceno

Ad Ascoli Piceno, la città delle cento torri, interamente edificata sul travertino, è imperdibile Piazza del Popolo, considerata una della più belle d’Italia, e Piazza Arringo, la più antica piazza monumentale della città, abbellita da importanti palazzi, il Duomo di Sant’Emidio, e il battistero. E poi Offida in cui è ancora viva l’arte del merletto a tombolo con il suo Museo, ispirata ai fregi incisi sul portale della stupenda chiesa romanico-gotica di S. Maria della Rocca. E infine Ripatransone, chiamata il ‘Belvedere del Piceno’, in cui da non perdere è l’imponente Palazzo del Podestà e il vicolo più stretto d’Italia (43 cm), oltre al Museo civico archeologico Cellini nel palazzo comunale, il Museo storico etnografico di Palazzo Bonomi Gera, che espone manufatti provenienti dai cinque continenti e il Museo della civiltà contadina.

 
Offida
Un po’ di ciaspole

Infine, per chi volesse fare un po’ di movimento dedicandosi a un’attività sportiva all’aria aperta, ma sempre in completa sicurezza, nelle Marche vi sono numerosi itinerari da percorrere con le ciaspole, le racchette da neve che vi permetteranno di godere appieno di momenti magici “galleggiando” sul manto bianco. L’Appennino Umbro-Marchigiano, per esempio, offre numerosi percorsi perfetti per famiglie con bambini ma anche per ciaspolatori più esperti.

 
Alba al Monte Carpegna, Ph. Il Ponticello Trekking Viaggi & Natura
Una meta ideale è il Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello, in particolare sul Monte Carpegna, partendo dal parcheggio che si trova ai piedi del rifugio e del Santuario della Madonna del Faggio nel di Villagrande di Montecopiolo (PU), è possibile ciaspolare ammirando scenari che si trovano al crocevia di tre regioni, anche in orari e modalità inconsuete come ad esempio all’alba.

Indicato per itinerari accessibili a tutti è anche il massiccio del Monte Nerone, come ad esempio la strada – d’inverno ricoperta di neve – che dal rifugio La Cupa conduce fino a Secchiano di Cagli (PU).

Spostandosi in direzione sud, è possibile ciaspolare sul Monte San Vicino dalla località di Pian dell’Elmo. Nel Parco Nazionale dei Sibillini invece la località di Piani di Ragnolo, a pochi passi dagli impianti sciistici di Sarnano, è sicuramente una delle mete più attrattive per i “ciaspolatori in erba”.

Infine, al confine tra Umbria e Marche, sempre sui Sibillini si trova il Pian perduto, da cui è possibile fare ciaspolate di diversa lunghezza e difficoltà.

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Rimango a disposizione per fornire ulteriori informazioni.

 

Un cordiale saluto,

Maria Chiara Salvanelli

Maria Chiara Salvanelli

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