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In Italia l ‘ investimento immobiliare è assolutamente sconsigliato in quanto le quotazioni non hanno ancora raggiunto il loro livello ottimale , stimato in almeno il 30% in meno rispetto ai prezzi attuali , anche per il mercato delle locazioni .

A confermare questa affermazione , espressa negli ultimi giorni ,  in alcuni precedenti articoli inviati Domenica 12 Gennaio 2014 , Venerdì 17 Gennaio 2014 , Martedì 21 Gennaio 2014 , altri dati ufficiali pubblicati oggi , Mercoledì 22 Gennaio , riguardanti il continuo aumento dell ‘ indebitamento privato la cui conseguenza ultima è la richiesta di minori abitazioni e di un aumento vertiginoso degli sfratti per morosità e l ‘ impossibilità di continuare ad onorare le rate del mutuo .

Il male dell’ Italia potrebbe presto diventare il debito privato , mentre il debito pubblico veleggia oltre i 2.100 miliardi di euro , oltre il 130% del Pil , quello privato non è da meno . Secondo le stime supererà quota 190% del Pil . Vale a dire poco più di 3.000 miliardi di euro . Una cifra monstre , considerata la dinamica di questa grandezza , che è in ascesa . E l ’ aumento dell’ indebitamento privato va di pari passo con la riduzione sia della ricchezza sia del tasso di risparmio , ai minimi dal 1980 . Il risultato è una spirale mortale .

Per capire quanto vale il debito privato italiano , si può guardare la definizione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che analizza l’indebitamento di imprese e famiglie.

Prendiamo il 1995 , il rapporto fra debito privato e Pil era del 127,74% , un valore elevato se visto da un ottica nazionale . Ma se si fa il paragone con la Germania , le cose migliorano . Nel 1995 infatti il debito privato tedesco era pari al 151,88% del Pil . Cifre analoghe per la Francia e per il Regno Unito . A sorpresa uno dei Paesi più virtuosi era la Grecia . Il debito privato ellenico , infatti, era pari al 51,85% del Pil . Per effettuare un paragone con l’ indebitamento pubblico , quello italiano era a quota 113,1% del Pil , quello tedesco al 21,1% , quello transalpino al 41,6% e quello ellenico al 104,8% , ben lontano dai picchi odierni , oltre il 170% del Prodotto interno lordo .

Nell’arco di cinque anni ci fu la prima evoluzione , corrispondente a un aumento generalizzato del debito privato , quello italiano salì fino al 136,15% del Pil , quello tedesco al 176,56% , quello francese al 168,94% e quello greco al 70,39 per cento .

Il tutto a fronte di un debito pubblico aumentato in modo generalizzato , se rapportato al Pil : Germania al 38,4% , Francia al 47,4% , Grecia al 108,9 per cento .

Al fine di sostenere la crescita economica , imprese e famiglie si sono indebitate . « Anche a livello globale l’ espansione delle economie negli ultimi 25 anni , anche di più se si guardano nello specifico alcune aree , è stata trainata dall’ indebitamento » , confermato dalla Banca Centrale Europea in ben più di un’analisi .

Non è quindi un caso che le cose siano peggiorate nei cinque anni successivi .

Vítor Constâncio, vicepresidente della Bce, nello scorso maggio ha spiegato il fenomeno dell ’ esplosione del debito privato : con l’introduzione dell’ euro vi è stato « un deciso incremento nelle attività bancarie tra Paesi » . Questo ha fatto sì che  l’ esposizione delle banche del cuore dell’eurozona quintuplicassero la loro esposizione verso i Paesi della periferia tra l’introduzione dell’ euro e l’inizio della crisi finanziaria . Il trasferimento di liquidità fra le due aree ha quindi creato questo squilibrio nell’indebitamento privato, amplificando anche quello presente nei Paesi del cuore dell’area euro . Più consumi , più debito . Un circolo vizioso, ha spiegato Constâncio .

Nel 2005 il debito privato italiano ha raggiunto quota 159,99% del Pil , a fronte di un debito pubblico del 97,7 per cento . È andato leggermente meglio alla Germania : debito privato al 171,63% del Pil , con un debito pubblico del 40,8 per cento , la Francia ha visto un innalzamento significativo del proprio debito privato , fino al 183,95% del Pil . Molto , se paragonato al debito pubblico , al 53,3% del Pil nel 2005 . E ancora una volta è rilevante segnalare la performance della Grecia : indebitamento privato al 100,51% del Pil , indebitamento pubblico al 110,6% per cento . Poi, è arrivata la grande crisi .

E gli effetti negativi si sono sentiti . Nel 2010 il debito privato italiano è schizzato al 188,78% del Pil , mentre quello pubblico è arrivato al 109 per cento . Famiglie e imprese sempre più indebitate , ma anche sempre più strozzate dal credit crunch e dal fisco : questo è stato lo scenario dell’ Italia . Da Paese virtuoso a maglia nera dell’eurozona .

Infine , gli ultimi anni . Per i quattro Paesi analizzati la situazione è stata particolare . L’espansione del debito privato è andata di pari passo con quella dell’ indebitamento pubblico in Francia e Grecia , mentre la Germania è riuscita a ridurre la prima voce , portandola sotto quota 160% del Pil .  E secondo un rapporto di J.P. Morgan dello scorso dicembre , il debito privato dell’ Italia ha ripreso la sua parabola ascendente ed è atteso che superi quota 190% del Pil a fine 2013 . Bisognerà attendere ancora qualche settimana se i calcoli di J.P. Morgan sono corretti.

Cè poco da stare allegri , quindi . L’ aumento del debito privato italiano era nell’aria . I motivi sono diversi . Il primo è la recessione , che negli ultimi ha fatto compagnia all’ Italia e che si sta trasformando in una stagnazione . Imprese e famiglie sono state costrette a rivedere i singoli capitoli di spesa , ma ha anno anche fatto i conti con un aumento delle uscite , che hanno continuato ad alimentare il circolo vizioso del ricorso ai finanziamenti .

Poi, c’è il credit crunch , la restrizione del credito bancario ha costretto imprese e famiglie a raschiare il fondo del barile , anche utilizzando altri canali per l’ erogazione di liquidità , come le società di prestiti al consumo . Ciò che preoccupa di più,  invece , è che siano stati toccati i tesoretti presenti . Considerato che , soprattutto nel caso dell’ Italia , il primo ammortizzatore sociale è la famiglia , è semplice comprendere in che modo sia stata erosa la ricchezza presente .

Secondo l’analisi di Goldman Sachs , il tasso di risparmio delle famiglie italiane è ai minimi dal 1980 e la situazione continua a peggiorare .

Il tasso , cioè la quota di reddito disponibile che gli italiani riescono a mettere da parte , è sceso quota 10 per cento . Era sopra il 20% nel 1980 . E , a causa di un « massivo deterioramento dei risparmi dal 2008 a oggi », la ricchezza delle famiglie è scesa fino a quota 7.800 miliardi di euro . Altra cifra che riporta agli anni Ottanta . Infine , la deflazione , la riduzione del livello generale dei prezzi , sintomo della debolezza della domanda interna , rischia di costringere le imprese a rivedere ben più di un piano industriale , amplificando la debolezza economica del Paese .

Nel solo periodo fra 1999 e 2007 il debito privato italiano è aumentato del 71,2 per cento . E il trend continua a essere in ascesa . Più debito , meno risparmi , a cui si devono aggiungere meno capacità di spesa e meno domanda . Se è vero che l’ emergenza finanziaria è terminata, quella debitoria no .

A cura di Stefano Masullo

Classe 1964, laurea in Scienze Economiche e Master in Comunicazione, Marketing e Finanza, Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e dell’ Ordine Costiniano di San Giorgio, attivo nel settore finanziario dal 1984, già Rappresentante alle Grida alla Borsa Valori di Milano, autorizzato CONSOB, e Broker registrato al NASD a New York, è specializzato nella consulenza e gestione di patrimoni mobiliari ed immobiliari, nella finanza di impresa, nella pianificazione fiscale, nella comunicazione finanziaria e nella formazione. Ha iniziato a lavorare nella società Consulenti Finanziari SpA, creata da Pompeo Locatelli, in seguito, ha collaborato, per oltre un lustro, nello Studio di Agenti di Cambio Leonzio Combi, costituito a Milano nel 1907, uno dei più importanti in Italia. Dal 1995 fino alla vendita, avvenuta nel 2006, fondatore, presidente e azionista di riferimento, del gruppo di consulenza ed intermediario finanziario ex articolo 106 T.U.B., autorizzato Ufficio Italiano Cambi, Opus Consulting S.p.A., capitale sociale 625.000 euro. Socio fondatore, nel 1996, e tuttora segretario generale ASSOCONSULENZA Associazione Italiana Consulenti di Investimento la prima ed unica associazione di categoria riconosciuta a livello istituzionale in Italia; è inoltre socio fondatore, nel 2008, e segretario generale ASSOCREDITO Associazione Italiana Consulenti di Credito Bancario e Finanziario di cui è presidente Luigi Pagliuca, già presidente del Collegio di Milano e Lodi dei Ragionieri Commercialisti . Rettore Università ISFOA di Lugano, autore di oltre 300 pubblicazioni e di 22 best sellers aziendali, di cui uno, nel 1998   , adottato dall’Università Bocconi di Milano; opinionista presso i più importanti media di settore, quali CNBC Class Financial Network e Bloomberg Television, è stato chiamato come relatore, in Italia ed all’estero, da prestigiose istituzioni quali Marcus Evans, Istituto di Studi Bancari, ISTUD, IUAV Università di Venezia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; nel 2002 ha realizzato il primo libro dedicato al Consulente di Investimento. Autore nell’ ottobre del 2001, del primo testo dedicato al Bahrein, è direttore editoriale delle prima rivista svizzera di finanza islamica, Shirkah Finance, risultando uno dei principali esperti italiani del settore; direttore responsabile della testata internet di finanza www.trend-online.com , è altresì fondatore e direttore responsabile della rivista leader assoluta ed incontrastata nel proprio segmento di riferimento , Golf People Club Magazine , in passato vice direttore del magazine dedicato al lusso World & Pleasure Magazine e direttore editoriale Family Office: Patrimoni di Famiglia, la prima rivista italiana multimediale, internet e cartacea, specializzata nella tutela e conservazione dei patrimoni di famiglia   . Ha svolto incarichi direttivi o consulenziali in gruppi bancari, assicurativi, finanziari, industriali quali:  ,  Norwich Union, CIM Banque, Broggi Izar, Henderson Investor, Fleming, Corner Bank, Lemanik, Nationale Nederland, Banca Popolare Commercio Industria,  81 SIM Family Office SpA ,  Prudential Vita, Banca Popolare di Milano, Cassa di Risparmio di Cento, Cassa di Risparmio di Perugia, Socièté Bancarie Priveè, Liberty Financial, FMG Fund Marketing Group, Credito Italiano, IW Bank, ING Group, Colomba Invest SIM, MPS Banca Personale .